Tolo Tolo è un film con luci e ombre.
Le ombre sono essenzialmente due. La prima è che Zalone è sempre uguale a sé stesso e il suo rappresentare sempre gli stessi difetti dell’italiano medio alla fine lo ridurrà a cliché.
La seconda ombra, la più grave, è che quando si decide di affrontare in un film comico temi drammatici come l’immigrazione si finisce inevitabilmente per banalizzarli e, in qualche modo, per anestetizzarli. In altre parole il messaggio contenuto nella sceneggiatura si affievolisce con la farsa. In questo do ragione a Michele Boldrin che è sempre ferocemente critico sul gusto, tutto italiano, per la caricatura. Ma nel film ci sono anche molte luci.
A chi piace Zalone non può non piacere la naturalezza con cui, caricando il suo personaggio di crassa ignoranza, dimostra invece una profonda cultura. Luca Medici prima di costruirsi il personaggio del cozzale si è laureato in giurisprudenza e si è diplomato al conservatorio. Alcune battute sono favolose (“i quadri di Neruda”), altre solo apparentemente volgari (“la gnocca salva l’Africa”).
Poi è netto il messaggio contro la classe politica italiana e non solo. I suoi bersagli sono Salvini (la folla in t-shirt verde che protesta contro lo sbarco dei migranti), Di Maio (un Giggino immaginario che fa in pochi mesi una miracolosa carriera da cameriere a presidente della commissione europea), il finto filantropismo (il reporter/modello che si fa salvare dall’amico Macron), la burocrazia famelica (i Nas che chiudono un ristorante perché l’altezza del wc è inferiore agli 80 cm), gli evasori fiscali che chiacchierano dei loro successi (e insuccessi) nel villaggio turistico a 5 stelle in stile Briatore, l’Europa che distribuisce i migranti a peso.
Da Zalone non ci si deve aspettare un umorismo di classe alla Woody Allen o un messaggio politico duro alla Ken Loach; Zalone non è quelle robe lì. Zalone è invece un artista, molto più intelligente della media, che sa fare a meraviglia lo Zalone; prendere o lasciare.
Nel film 2 chicche: la citazione di Salvate il soldato Ryan di Spielberg e la parodia di sé stesso di Nichi Vendola, omaggio che Luca Medici si concede dato che molti anni fa la sua carriera nacque su Tele Norba grazie all’imitazione dell’ex governatore pugliese.
P.S. Una battuta racchiude tutto il suo pensiero:
– dottore: “il fascismo è così, è sempre dentro di noi e ogni tanto viene fuori”
– Zalone: “come la candida”
1 comment
vabbe’, se piace a te… che dire.