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GiustiziaVenti dall'isola

Prescrizione: il problema non è la macchina, ma la benzina!

Il tempo ragionevole del processo ha assunto il ruolo di principio costituzionale con riforma del art. 111 Cost. Si badi bene che tale norma non è unicamente una norma “programmatica”, ma vero e proprio diritto soggettivo dell’imputato che, se ci fosse bisogno di ribadirlo, è presunto innocente fino a sentenza definitiva.

Coordinando la garanzia interna dettata dalla nostra Costituzione con le norme europee, in particolare con l’art. 6 CEDU e la media della durata ragionevole dei processi penali stabilita dal Consiglio di Europa si scopre una simpatica coincidenza. Contrariamente a quanto molti potrebbero pensare, tale media europea è uguale ai tempi medi della nostra prescrizione attuale, circa 7,5 anni.

Tornando al nostro diritto interno, la Costituzione garantisce il diritto di essere giudicati in un tempo ragionevole, ma va oltre, garantendo tale diritto a far data dalla commissione del fatto delittuoso. Così facendo si coinvolge anche il periodo precedente al processo penale in senso stretto, ossia quello delle indagini preliminari (che ricordiamolo è il lasso di tempo dove maturano la maggior parte delle prescrizioni). Tutto ciò è ineludibile corollario del diritto di difesa, del diritto alla prova e del diritto al contraddittorio.

È chiaro come tali diritti sarebbero sterili se il processo si svolgesse a decenni dalla presunta commissione del fatto da parte dell’imputato. Per fare un piccolo esempio: pensate ad un eventuale esame testimoniale nel quale siate chiamati a riferire su tutti i vostri spostamenti effettuati ieri sera. A meno di clamorose amnesie, chiunque dovrebbe essere in grado di rispondere con una certa precisione a tale domanda. Immaginate ora di dover riferire, sempre oggi, su tutti i vostri spostamenti notturni effettuati il 27 Aprile 2011. Quale sarà il vostro grado di precisione? Già qui emergono le prime evidenti problematicità. Ma andiamo avanti.

Con l’abolizione della prescrizione verrebbe meno anche il diritto, questa volta del condannato, ad una pena applicata in un tempo non eccessivo rispetto alla commissione del reato, con totale incuranza del fine rieducativo della pena — anch’esso principio costituzionale. Come si può considerare rieducativa una pena applicata dopo decenni dal giorno del fatto? Sarebbe rieducativo punirvi oggi per un fatto compiuto decenni fa e che magari avete già condannato e rielaborato nel vostro foro interiore?

Tutti questi diritti di stampo costituzionale precitati sono effettivi solo ed unicamente perché esiste una sanzione. Tale sanzione è la prescrizione. La mancanza di questa sanzione comporterebbe la sistematica inosservanza del diritto ad essere giudicati in tempo breve.

L’obiezione di chi è favorevole all’abolizione della prescrizione è che si riformerà il sistema processuale in modo da rispettare la ragionevole durata dei processi. Ma qui si cade un grosso, e poco evidenziato, vizio logico. Se avessimo un sistema processuale snello, veloce ed efficiente la prescrizione non dovrebbe essere un problema di cui curarsi. Anzi, tutto ciò sarebbe solo un motivo in più per il mantenimento dell’istituto, in quanto sarebbe soluzione residuale per i veri e, si spera, pochi casi patologici!

Arriviamo ora al vero punto della questione. Lo faremo utilizzando una metafora del Prof. Oliviero Mazza dell’Università degli studi di Milano Bicocca. La giustizia è assimilabile ad una macchina. Una macchina che, nel minor tempo possibile, deve compiere un percorso preciso. Tale percorso ha come partenza il giorno in cui il reato è stato commesso e come arrivo il momento in cui la sentenza passa in giudicato. Allo stato attuale questa macchina ha 30 anni, il codice di procedura penale è infatti del 1989.

Le soluzioni proposte dalla politica sono state queste:

  • Abbreviare il percorso, eliminando gradi di giudizi come l’appello e/o il ricorso per Cassazione (già de facto abolito con l’inammissibilità e il mancato accesso al giudice, ma si tratterà in separata sede)
  • Fare, in tipico stile italiano, i furbi e fermare il cronometro in un grado, come l’attuale riforma vorrebbe fare
  • Cambiare il modello della macchina, passando ad una super sportiva di ultima generazione.

Purtroppo il problema non è la cilindrata della macchina o le sue prestazioni. Qualsiasi macchina data al sistema Italia sarebbe ferma, a causa della mancanza di benzina, intesa come risorse economiche ed umane.

In Italia ci sono sempre 10.000 magistrati ordinari. Una prima soluzione potrebbe essere un reclutamento straordinario di nuovi magistrati per celebrare TUTTI i processi penali pendenti. (Notiamo sommessamente che tale soluzione non è particolarmente amata dalla maggior parte dei magistrati. L’aumento della concorrenza in Italia è sempre vista con sospetto).

A livello di risorse economiche invece basta citare un dato: 0,4% del Pil. Questo è il valore che la politica italiana attribuisce ai diritti fondamentali dei suoi cittadini. Un dato che vale più di mille parole, spesso vuote, su in istituto FONDAMENTALE, come la prescrizione che impedisce allo Stato di scaricare sul privato cittadino le colpe della sua incapacità a processarlo in tempi certi e brevi.

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