Il New York Times nei giorni scorsi ha scritto che il Governo americano in autunno ha espulso “segretamente” due funzionari dell’ambasciata cinese. Le due feluche sarebbero entrare in una base militare di Norfolk in Virginia. Le prime espulsioni di diplomatici cinesi per spionaggio da oltre 30 anni. Secondo le fonti del NYT uno dei due funzionari era un agente dei servizi cinesi.
I due sarebbero riusciti a entrare nella base con mogli al seguito e a eludere i controlli prima di essere fermati. I diplomatici hanno spiegato di non aver capito bene l’ordine che gli era stato dato all’ingresso, ma secondo le autorità americane è stato un modo per acquisire informazioni sulla sicurezza nella base. La notizia però non è stata data ufficialmente né dalla Casa Bianca né da Pechino.
La domanda che ci si fa a Washington a questo punto è se la Cina stia rafforzando o meno le sue azioni di spionaggio negli Usa – tutto questo mentre le due superpotenze mostrano i muscoli a livello economico e geopolitico. Dall’Australia al Belgio si susseguono notizie sulle attività di spionaggio cinesi. Spionaggio informatico, elettronico, industriale e con agenti in carne ed ossa. Sono tutte attività che Pechino porta avanti come qualsiasi altra grande potenza.
C’è una storia di agenti cinesi che cercano di bucare la difesa americana negli ultimi 20 anni, a cominciare dal cinese naturalizzato americano Dongfan Chung, un ingegnere che lavorava alla Boeing, condannato a metà degli anni Novanta grazie all’Economic Espionage Act americano per aver passato informazioni alla madrepatria. Agli inizi degli anni Duemila fece scalpore il caso di Katrina Leung accusata di aver iniziato una relazione con un agente della FBI per soffiare informazioni agli americani.
Va detto però che storie del genere non dovrebbero alimentare la visione che sta circolando nei Paesi occidentali di una Cina imbattibile che si prepara a conquistare Asia e poi Europa con la Via della Seta. La Cina è una grande potenza, certo, ma difficilmente potrà tornare a tassi di crescita economica simili a quando ha iniziato il suo decollo industriale.
La guerra dei dazi con gli Usa non è una buona notizia per Pechino. E poi il management di stato comunista sarà in grado di gestire lo sviluppo nei prossimi anni e il passaggio a una economia più avanzata? Come sarà gestita la questione demografica? Per non dire della vicenda di Hong Kong e la questione dei diritti civili dal Tibet agli Uiguri anche questa destinata a influenzare la stabilità interna della Cina.
Il Dragone rappresenta per le democrazie occidentali una grande sfida a livello economico diplomatico e militare, occorre difendersi dallo spionaggio di altre potenze ma non fasciamoci la testa perché la ‘nuova guerra fredda’ per ora non è né vinta né persa.