Ci siamo quasi: a Conte è stato affidato l’incarico di formare una nuova squadra di governo. Tralasciando gli aspetti politici, mi preme capire come questo governo lavorerà in senso economico. Il documento uscito in queste ore, estremamente differente dal “contratto di governo” precedente – sia per lunghezza che per discrezionalità -, ci dà una prima visione delle cose.
Non è ben chiaro come evitare l’aumento IVA. Nel documento si parla di “ragione sociale”, ed è proprio grazie a questa ragione sociale che il governo spera di ottenere flessibilità dall’Europa. Se l’aumento dell’IVA sarà neutralizzato da un ulteriore deficit non è chiaro, ma le probabilità che il governo faccia un certo tipo di deficit sono altissime.
Per il 2019 si nota un leggero miglioramento sul deficit effettivo (1.90% circa) rispetto a quello tendenziale (2.04%), ma le dichiarazioni di nuovi investimenti e la continuazione di certe misure – quota100 e RdC su tutti – lascia perplessi.
D’altronde, qualche giorno fa Renzi ha invocato una nuova stagione di investimenti pubblici, via twitter. Questo è un aspetto comune tra PD e M5S. Allora, ci viene spontaneo domandarci quali siano le differenze con la Lega. Se questo deficit continuerà a finanziare quota100 e RdC, avvalendosi comunque della scusa dell’investimento pubblico, come il rilancio del programma Impresa 4.0 o gli investimenti in “Green New Deal”, esattamente, cosa ci si aspetta?
Posto che gli investimenti pubblici, ma mirati, siano importanti, perché continuare su sentieri che con la creazione di valore hanno ben poco a che fare? I primi effetti di queste misure saranno percepibili a breve, e il PD dovrà assumersi le responsabilità. A meno che, anche il PD, devii dal racconto ufficiale degli ultimi mesi.
Se da un lato questo governo è ben visto dall’Europa, essendo nettamente più europeista del precedente, con conseguenze sulla stabilità dei rapporti internazionali e sullo spread (quindi sul costo del debito); dall’altro ci si chiede cosa succederà nei mercati una volta osservato un alto deficit.
Il deficit è deficit, sia che lo faccia la Lega sia che lo faccia il PD. A maggior ragione se il deficit viene usato per pagare spesa corrente o politiche assistenziali. Non andando lontano: il Portogallo, nel 2019, con deficit allo 0.5%, ha avuto un’espansione del Pil (seppur prevista per il 2019) del 1.7%, rispetto alla media europea del 1.4%.
Un’altra misura all’interno del documento riguarda il salario minimo. Guardando all’aggregato europeo, i Paesi europei con un salario minimo sono quei paesi in cui mediamente il potere sindacale è basso, mentre i Paesi senza un salario minimo hanno una presenza dei sindacati molto forte. L’Italia, ad esempio, ha un tasso di copertura della contrattazione collettiva del 80.3%. Istituire un salario minimo a 9 euro lordi sarebbe eccessivo rispetto ai salari mediani dell’area OCSE. Inoltre, potrebbe avere un costo per le aziende di circa 6-7 miliardi, provocando licenziamenti o automazioni.
Tra gli altri provvedimenti, ritornano in voga Web Tax e acqua pubblica, non meglio specificate. Mentre non poteva mancare il taglio del cuneo fiscale, l’estensione degli 80 euro, e una possibile imposta negativa. Quest’ultima potrebbe essere una buona soluzione, abbastanza liberale, al problema degli incapienti.
Insomma, si rimpasta il governo, ma se certe misure e certe mentalità non cambiano, cosa ci si aspetta?
1 comment
il vostro deficit è mentale.
porcodio non capisco come sia possibile che l’itaglia di merda non crepi!